La pittura selvaggia di Gaspare Mutolo.

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Idea , progetto di Marco Leone Barone Saccardi  
 
 2014
“La pittura selvaggia di Gaspare Mutolo”
Autore: Gaspare Mutolo
a cura di : Laboratorio Saccardi
intervento di Giorgio Bongiovanni
Data: inaugurazione Sabato 11 ottobre 2014
Spazio Cannatella
Via Papireto 10 Palermo

“In questa acquiescenza, in questo nullismo, in questo bagno di omologazione di Stato – purché si accetti al di là del bene e del male, al di là della coscienza applicata, al di là della demagogia democratica, al di là della democrazia in tutti i sensi deprimente e depressa, al di là di nostalgie imbecilli di tiranni etc. – io trovo davvero che Poggiolini e Riina abbiano un magnete, un carisma (o carisma che dir si voglia anche artistico) che non hanno tanti condomini della nazione italiana. L’Italia è un condominio di piattume, di piattole rompicoglioni, insensate e squallide.”
Carmelo Bene
Il laboratorio Saccardi e lieto di presentare: “La pittura selvaggia di Gaspare Mutolo” toglietevi i panni borghesi ed indignati per favore e chiedetevi cosa ci fanno il più importante ex-broker d’eroina del pianeta ed il Laboratorio Saccardi. Sostanzialmente solo una mostra di pittura, fatta da un uomo che impregna le sue tele con l’unico colore che ha a disposizione, la sua rabbia selvaggia, con l’unica scuola a cui appartiene, quella della strada prima e del carcere poi, la redenzione e la sua voglia di riscatto sociale, no non è una provocazione questa mostra, né un vezzo naif, è un percorso spirituale che supera modi mode e contenuti dell’arte, e del suo mondo patinato fatto di conventicole super snob e di mostre da aperitivo milanese, per arrivare ad un meccanismo di rivincita sulla vita, per raccontare la redenzione di un uomo attraverso la materia alchemica della pittura, il suo corpo astratto e surreale, quasi metafisico e celeste fatto di colori puri e di pennellate semplici, anche di scritte retoriche se è il caso perché no. C’è stato un uomo molto cattivo che ha ucciso dei suoi simili, forse spacciando e vendendo droga proprio a quei protagonisti tanto venduti ed ammirati dell’arte moderna e contemporanea o alle rock star che gli attuali giovani hipster idolatrano. C’è stato un uomo che ha svenduto la sua terra, ma lo ha fatto in nome di un codice d’onore in cui credeva fermamente, un codice di valori che non apparteneva a nessuno di noi, ma che infondo è in ogni siciliano, nessuno vuole condividere o riabilitare quei valori, qui si riabilita l’uomo e per l’ennesima volta l’arte, l’arte come salvezza e come redenzione. L’arte alla ricerca di quella etica ancestrale che è dentro noi tutti siciliani e che no, non ha generato quel male chiamato mafia, aldilà di possibili moralismi, perché la mafia è dentro di noi ma è anche fuori spalmata nel cemento delle nostre città, ma siamo noi a volerla anche se si trova nella nostra aria, nella nostra acqua, nel ceto medio semicolto come nel sottoproletariato, polverizzata nel vento come l’amianto, e finché ogni siciliano non riconoscerà la sua parte mafiosa, difficilmente potrà combatterla ammesso che voglia farlo. Mutolo non è solo un pentito è un uomo che ha vinto la sua parte mafiosa abiurando a quei valori che per lui sono stati portanti, a quell’onore che per noi tutti è un disonore e che forse non è più disonorevole di vivere in questa nostra italietta, volendo fare un azzardo provocatorio, alla ricerca di quel carisma liberatorio che ormai appartiene solo ai criminali italici e non più agli artisti. La pittura ti risolve la serata o una vita intera, questa è una mostra sulla potenza della pittura e sulla volontà di potenza dell’arte, ascoltare il male per fare il bene e Mutolo è un artista perché spiritualmente ha voluto esserlo, non sta a noi stabilirne la grandezza, la sua vita è sicuramente un colossale capolavoro, e come Carmelo Bene stesso diceva non bisogna fare dei capolavori ma essere dei capolavori.

La storia di Gaspare Mutolo classe 1940 è decisamente troppo interessante troppo lunga, troppa avventurosa e tragica per essere raccontata in poche righe … per rendergli giustizia servirebbe dedicargli un bel film ….

Sulla sua vita sono stati scritti tantissimi libri, e ‘stato citato decine di volte in altrettanti Film d’autore per citarne l’ultimo “Belluscone “di Franco Maresco, e siamo lieti di essere stati noi Laboratorio Saccardi a convincere il restio Gaspare a partecipare alle riprese in veste di attore mascherato dietro richiesta dello stesso Maresco. Ormai sono più di 5 anni che il Laboratorio Saccardi si occupa della divulgazione della pittura di Mutolo. Per noi è stato naturale occuparci del suo lavoro, un atto dovuto della nostra ricerca antropologica sulla Sicilia. Per noi il Mutolo è un artista fondamentale, il pittore migliore e l’unico vero artista della scuola di Cosa Nostra, un artista contemporaneo incredibilmente sottovalutato dal sistema culturale Siciliano e nazionale.

Mutolo è un protagonista di quella che è ormai la nuova mitologia cattiva della Sicilia, la Mafia, un fatto umano quasi un movimento, a tratti una religione, con i suoi riti e le sue iniziazioni. Mutolo ha visto con i suoi occhi l’evolversi della storia italiana sia da spettatore che da attore.

Dall’inizio degli anni 70 fino all’85 fu il più importante broker di eroina del pianeta, tutta la droga che dall’intera Asia arrivava in occidente, Usa compresi, passava dal suo telefono e raramente dalle sue mani. Questo faceva di Mutolo uno dei mafiosi più importanti di Cosa Nostra di quegli anni. Nel tempo verrà più volte arrestato, e diventerà un importantissimo collaboratore di giustizia, terzo solo a Buscetta e Contorno. In carcere viene iniziato alla pittura grazie alle opere dell’ergastolano Mungo in arte l’Aragonese, dipingeva benissimo ricorda Mutolo, e fu lui a insegnargli i primi rudimenti. Ma è nell’87 al carcere Ucciardone di Palermo, che la pittura inizia a diventare per Mutolo una vera e propria svolta, inizialmente solo per combattere la noia attratto dalle opere del compagno di cella Alessandro Bronzini detto il Vampiro – “maestro” che in carcere insegnò a dipingere persino al boss Luciano Liggio, e che sino ad allora trascorreva le giornate leggendo Socrate ed i grandi filosofi nella cella antistante, Liggio alla fine decise di firmare lui stesso le tele prodotte da Mutolo e da  Bronzini ,  nell’88 realizzò una mostra personale presso la  galleria d’arte Marino in via Dante 17 a Palermo vendendo tutti i quadri . In seguito si scopri che i quadri furono acquistati da altri mafiosi che facevano a gara per aggiudicarsi le tele del Boss corleonese. Quella fu la prima vera esposizione del lavoro di Gaspare Mutolo il suo primo show anche se a beneficiarne fu Liggio, ma da allora Pittura e pentimento hanno veicolato riscatto sociale e morale, in un lento percorso di espiazione.

La sua pittura selvaggia, fantasiosa è una continua ribellione dello spirito contro la materia, pura comunicazione artistica. Vasi di Fiori, marine, file di case, tetti rossi della sua Pallavicino, sbarre alle finestre, paesaggi aperti e alberi in fiore, piovre e polpi che avvolgono paesi città persone, dipinti compulsiva-mente nel corso di questi anni in cui Gaspare Mutolo non hai smesso di raccontarsi.

L’opera di Mutolo è un chiaro e singolare percorso di redenzione di un uomo attraverso l’arte, con questa nuova mostra vogliamo ancora sottolineare la presenza di questo artista particolarissimo al sistema dell’arte che facilmente ne ignora l’importanza. La seconda personale Mutolo a Palermo da noi nuovamente curata, si svolgerà in uno spazio espositivo peculiare lo spazio Cannatela situato di fronte all’Accademia di belle arti di Palermo in modo che la parte più fresca degli amanti dell’arte della città, i giovani aspiranti artisti, possano essere i primi fruitori del progetto di Mutolo e possano osservare la sua arte e conoscere la storia di un uomo che da criminale si è evoluto in un pittore che oggi vive solo per la sua Arte.

Marco Leone Barone Saccardi