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LE OMBRE DEL MONARCA

LE OMBRE DEL MONARCA

Un’opera unica del Laboratorio Saccardi

Quindicesimo appuntamento della rassegna

Signum

SCultura realizzata da Marco Leone Barone Saccardi

LE OMBRE DEL MONARCA

Laboratorio Saccardi                                                                                                 

a cura di Francesco Gallo Mazzeo di Carlo Palermo di Enzo Barchi     15 Novembre al 3 Dicembre 2019

Francesco Gallo Mazzeo
Nome è l’impronta maggiore che si possa dare ad ogni giusta, vera,
persona, per portarla fuori dalla negatività, dalla assenza,intesa
come dispersione, dissolvimento, dovuto alla mancata nascita o
alla morte, della leva vocativa capace di sollevare caos in mondo e
nel caso specifico di suscitare, la quiddità, la personalità, la spiritualità,
che sta sul verbo, senza di cui non è possibile la parola, il lievito
di un pensiero, l’innalzarsi metafisico, astrattivo, sulla folla visibile.
Un assolvimento cronologico, storico, necessario, per dare fondazione
per dare alimento ad ogni furore, che possa essere profetico, che
possa essere rituale, che possa essere poetico, che possa essere passionale,
permettendo quella generazione di idee e di forme, che possano essere
atto di nascita di invisibile che diventa visibile, di potenza che si fa atto.
Stile come cultura che è conoscenza e comprensione, come lo
sono storia e filosofia, unite insieme in una tensione asimmetrica,
a dare profondità nello stesso momento in cui s’aspira all’atto,
alla vocazione al gesto orientato, come premessa e conseguenza di
una conoscenza, che è confidenza verso l’ignoto, che continua ad
essere tale, anzi prosegue la sua distinzione in lungo e in largo,
tanto più, quanto più s’allunga un raggio di luce e il suo diametro.
Una conferma vale una lievitazione, che è una conseguenza della
vita e quindi della vitalità, che non cessa mai di dare segni, miti,
di quanto sia necessario avere radici, per innalzamento e per un
cammino, che deve diventare mappa,  perché tutto ciò che è vuoto
deve sempre confrontare il noto con l’ignoto, perché poggia su entrambi
l’alternarsi di luce ed ombra, come essenzialità di ogni codice
che esige la forza tetragona dell’esegesi e la leggerezza dell’allegoria.
Poetica è affiancamento dell’effimero al sostanziale, lingua e parola,
più che mai essenziale, appartenente ad una metafisica delle conoscenze
che permette al contenitore spirituale di essere tale, diventando laboratorio
ideale e reale della fantasia, nelle sue oscillazioni sul bello che
è misura e simmetria, sul sublime che è infinitudine e ineffabilità,
ma che hanno in comune il tessuto stellare dell’armonia, che
permette al piccolo di stare col grande e allo sconfinato di colloquiare
con l’infinitesimale, in una misturazione alchemica e sapienziale.
Attualità come scorrimento, come temporalità, che per quanto
abbia virgole e punti e cronologia discontinua e non sistematica,
ha una sua propria scivolosità che fa percepire più come concettualità
che non come effettività, perché nel momento dell’accadimento non
è coscienza e quando diventa coscienza appartiene ad un passato,
appena accennato, ma ciò nonostante, inesorabile, all’imprescindibile.
Scoperta è la ribalta dell’inattesa, una illuminazione magica, altra,
nella misura temporale dell’ordinanza, originarietà di un cammino di idee
e continuità che sono coperte da polvere, da caligine, da colpe e chimere,
come le idee platoniche, vengono musicate, significate, visibilizzate,
tattilizzate, ammesse nel circolo delle virtù, che sono cardini per stare
nel mondo, da sole, nella verticalità della mistica e della leggerezza
come itineraria, nella orizzontalità, come salire montagne, andare
per stelle e incontrare se stessi in forma difforme, d’uno e di tutti.
E Pluribus unum, nel segno di una ricerca continua, di una scalare
immensa fede nell’universo, che contiene tutto e che muoviamo in
via psicologica, per aggiungerci ed affermare certezze, dell’hic et nunc,
mentre l’ignoto è in mezzo a noi, motore immobile, altro, oltre, di vita.
Nella confidenza che il tempo dei cicli stia concludendo, la rivoluzione
e alla fase di discente di Kali yuga nel segno dell’acquario e subentri
quello ascendente, verso l’intelligenza, la grazia, nel cuore del sapere.
Specchio, non significa immobilità, tutt’altro, vuol dire sguardo mobile,
magico, sulla transizione, sulla velocità di porta e trasporta, carro con
una carica di attualità, che spesso non permette una vera conoscenza,
ma una presentazione a mezzo ludico e tragico, in forma tremolante
di schemi che si affollano da tutte le parti, esaltando e deprimendo,
in forma plastica che non prevede assestamenti, perché lo spettacolo
continua, ma non è sempre lo stesso, non è più quello, uno qualsiasi.
L’unica cosa che sappiamo è appunto, che l’ignoto si espande, è grande,
sempre più grande e lo stesso concetto di perimetro diventa insignificante,
macinando teorie su teorie, metafore su metafore, annunciandoci
territorialità “assurde” energie oscure, rispetto a cui I tempi del cielo, della
volta celeste, del firmamento erano risposte a domande e non domande (…).
Enigma  come universo sconosciuto che contiene imprevisti, forme e
contenuti instabili, di cui non conosciamo l’origine, né il destino,
lo vediamo solo un tratto di percorso, troppo breve per conoscerlo,
ammesso che ci convenga farlo nostro e non averlo sempre come
fascinoso orizzonte in grado di scatenare la nostra fantasia e
non farla rinchiudere in una monade, senza più porte, né finestre.
É stato oro, è stato argento, è stato bronzo, continua ad
essere ferro, anche se lo chiamiamo in modi diversi, perché tratta
sempre dello smarrimento, in un sublime che si espande, si espande
e ci lascia con sempre nuovi interrogativi, perché tutto tende a
scivolare, ma verrà un giorno, un mese, un anno, per alzare lo sguardo .
Verranno un giorno pensieri e forme, perfettamente espresse, come
la verità prima che le oscurità e le profondità la coprissero e
riprenderanno, in eterna primavera, con radici profonde di terra
e terra, fronde e fronde, fiori e fiori, imperturbabili come firmamenti.

LE OMBRE DEL MONARCA

Marco Leone Barone Saccardi e Vincenzo Profeta del Laboratorio Saccardi con la loro
scultura “Il profilo continuo del Presidente” ricordano Silvio Berlusconi nelle sue
molteplici figure di Presidente del Milan, di Mediaset, di Forza Italia, del Consiglio dei
Ministri e di quant’altro. Un personaggio che – al di là di qualsivoglia critica o polemica
– per decenni ha influenzato il nostro Paese tramite i molteplici mezzi di comunicazione
di cui dispone, come un incantatore di masse.
E chi è invece la farfalla di nome Monarca? E’ nota per questo suo nome regale e per i
suoi accesi colori nero, bianco e arancio. E sopratutto per le sue migrazioni che ogni
anno fa (prima che arrivi l’inverno) che ne portano milioni dall’America del Nord al
Messico e ritorno. La sua vita inizia con un uovo, che poi si schiude in una larva e
diventa un bruco, da questo una crisalide e poi diviene la stupenda farfalla a tutti nota.
L’anno dopo, nel percorso inverso, sono i pronipoti dei migratori dell’anno prima a
ritornare alla base e persino allo stesso albero.
Traendo spunto da queste radicali metamorfosi e da tali quasi incredibili “richiami” o
“ordini” impartiti della natura, dall’ultimo dopoguerra la statunitense C.I.A. attua un
programma di controllo della mente, denominato prima MK4 e poi, per l’appunto, “the
Monarch Program”, diretto a condizionare la mente dell’uomo del XX secolo, le sue
condotte, la sua volontà. All’insaputa delle sue cavie adopera ipnosi, droghe,
elettroshock e terribili torture per azzerarne la coscienza e trasformarlo in un
inconsapevole esecutore di comportamenti indotti dalle proprie esterne regie.
E’ questo l’inizio delle manipolazioni mentali dell’uomo? No, non lo è.
Prima dell’attuazione di tale folle progetto, ad esempio, anche nel nostro Paese un
uomo – sul modello di un altro (tedesco) con più noti
baffi – riesce per qualche decennio a incantare, con
parole e gesta, la mente degli Italiani. È, come è noto,
Benito Mussolini. Ed ancor oggi la sua storia di “Duce” fa discutere.
Ebbene, nel 1933, un bravo artista e scultore
toscano, Renato Bertelli, rende immortale il profilo del
suo volto in un busto a 360° che chiama “Il profilo
continuo del Duce”, brevettato e poi prodoTo nel
mondo in vari materiali e misure. In esso risalta la sua
possanza e, illuminato, ne fa emergere anche le sue
ombre. Il Fascio lo diffonde come il novello Giano
Bifronte, in seguito celebrato dal critico Marco Moretti

quale “metafora di un Capo vigile e insonne che tutto vede e sorveglia”,

pur se infine il grande Duce cade, tradito anche dai suoi più fedeli amici.

Nel 1994 è un altro italiano, Silvio Berlusconi, che
per decenni riesce quasi ad incantare milioni di
italiani nell’illusione di raggiungere quel
benessere che egli rappresenta attraverso i suoi
molteplici successi nella vita.
Diversi lustri dopo, nel 2016, sono altri due bravi
nostri artisti del Laboratorio Saccardi (Marco
Leone Barone Saccardi e Vincenzo Profeta), che,
ispirati dall’opera di Renato Bertelli, realizzano
“Il profilo continuo del Presidente” evocando (in
occasione del suo 80° compleanno) le parole e le
gesta di Silvio Berlusconi con le quali a lungo
questi ha influenzato le menti degli italiani per
decenni, anche lui poi crollando, tradito da suoi fedeli amici.
Nel 2019 chi infine rischia di scomparire è la stessa farfalla Monarca. Infatti essa, dopo i
falò accesi dall’Uomo del terzo Millennio, quasi non riesce più a ritrovare l’unica pianta
che alimenta il proprio ciclo vitale. Ormai vola in gruppi minori e percorre le lunghe
migrazioni sbattendo le ali con disperazione alla ricerca della sua meta che nel
frattempo è stata bruciata e quasi non esiste più.
E i quasi robot che ormai siamo divenuti, sostituiti all’Uomo dai loro Titani dello
spirito? Riusciranno a ritornare alla loro antica più spontanea libera essenza? In tanti
vorrebbero fermare lo scempio generale cui assistono ammutoliti, privi di speranza e di
validi richiami che stentano anche ad essere pronunciati. Dalle loro labbra meccaniche
sembrano elevarsi solo sussurri, confusi dallo spettacolo e dai rumori del nuovo mondo
che arride ai nuovi Monarchi del sole. Eppure quella debole voce pare risuoni sempre
più martellante dentro molti di noi, uomini, zebre e farfalle: è l’urlo della stessa vita che
ormai reclama per la sua esistenza; che vorrebbe riprendere a sperare e a sognare;
vorrebbe iniziare di nuovo ad inseguire le farfalle di fiore in fiore, di colore in colore;
vorrebbe urlare qualcosa anche solo come un comune spettatore, per spronare se stesso
almeno a sognare. Vorrebbe dire BASTA. BASTA ai novelli Monarchi del sole e a tuTe
le ombre del vecchio e del nuovo Millennio. BASTA all’inganno dell’uomo e a quello
dei suoi automi. BASTA! Che il 2020 sia l’anno della farfalla Monarca e dei viventi di
ogni genere, razza e colore: che consenta alle piante di ritrovare la terra perduta, alla
farfalla di rintracciare il proprio albero, e a noi uomini di riscoprire l’eterno che è
ancora presente in noi, il credo, la gioia, l’amore e la speranza di ricominciare a saltare
nello spazio e nel tempo, attraverso un volo libero e tra i colori variopinti dell’arcobaleno dopo la tempesta.

Roma, 15 Novembre 2019
Carlo Palermo

DAL LABORATORIO SACCARDI

La scultura “Il Profilo continuo del Presidente” è stata da realizzata il 29settembre 2016 in occasione dell’80 esimo compleanno di Silvio Berlusconi. Avevamo già realizzato diverse opere ispirate alla figura del “Cavaliere”, personalità emblematica e dalla indubbia potenza mediatica mistica, uno tra tutti una grande tela, un quadro dal titolo “ i Funerali di Berlusconi“ realizzato nel 2007, chiaro riferimento ai “ Funerali di Togliatti “ del nostro pittore conterraneo Renato Guttuso. Nel “Profilo continuo del Presidente” chiaro è il riferimento ad un altro Renato, Il Bertelli che quasi 100 anni fa nel 1933 creò il “Profilo continuo del Duce “, famosissima scultura futurista, a cui ovviamente ci siamo ispirati e ne abbiamo rivalutato e aggiornato il contenuto. A differenza infatti della scultura del Duce, la nostra non è più l’esaltazione “di un Capo vigile e insonne che tutto vede e sorveglia“ ma esaltazione di un Capo Ironico che con la sua bocca aperta tutto sembra dire e di tutto sembra sorridere o che sembra addirittura cantare“. Utilizzando una applicazione torcia o proiettando una luce diretta sulla scultura è possibile osservarne l’ombra e quindi notare l’anima stessa e il senso del nostra Opera.

La scultura oggi presentata a Roma nello spazio culturale Bibliothè (tel. 06/6781427) è stata recentemente acquistata dalla Fondazione VAF di Rovereto.

La Campana di Santa Rosalia

                                   La Campana di Santa Rosalia
A differenza del Festino di Santa Rosalia, che si svolge a luglio e prevede un calendario fittissimo di eventi, spettacoli, appuntamenti, iniziative, concerti, etc., il 4 settembre è il momento legato principalmente al dies natalis in cui si celebra la festa religiosa e l’Acchianata. Per cui proprio per celebrare la Patrona di Palermo e portarla per strada, rendendo ancora più forte la sua storia e la sua presenza agli occhi di tutti, abbiamo pensato a questo progetto urbano di grande impatto e visibilità.
La Campana (Sciancateddu) è uno dei più antichi e diffusi giochi da cortile che si conoscano. Tra tutti i giochi è sicuramente quello che, nelle sue varie forme sviluppatesi in tutto il mondo, nasce come metafora e collegamento tra il mondo terreno e quello spirituale, religioso. Sembrerebbe essere, infatti, la rappresentazione allegorica di un’antica credenza secondo la quale l’anima, ovvero il sasso, partendo dalla terra arrivi, per stadi intermedi, al paradiso.
Nello specifico, U Sciancateddu di Santa Rosalia prevede il riempimento delle caselle con parole e attributi riferiti alla Santa, per cui giocare sarà come ripercorrere e partecipare metaforicamente alla vita della Santa Rosalia, all’interno di un circuito aureo.
Il progetto nasce dall’esigenza di mettere in relazione persone (non solo quelle che sceglieranno di visitare l’intervento artistico site specific) attraverso il gioco.
L’invito è chiaro: il gioco ha delle regole che si condividono anche con persone sconosciute provenienti da tutto il mondo.
Agli schemi del gioco, provenienti da disegni di diverse parti del mondo (ripresi dal testo di riferimento sul gioco della Campana di Gianfranco Staccioli), sono state applicate delle variazioni: la linea che circonda lo schema di gioco non è stata prodotta con un gesso o altro materiale povero bensì con la foglia d’oro, per esprimere ed esaltare il rapporto tra gioco e sacro.
In ogni casella l’attributo riferito a Santa Rosalia è dato direttamente dai palermitani ai quali è stato chiesto di definire la Santa attraverso il loro filtro/pensiero. Il gioco è, quindi, un ingresso diretto nel mondo della sacralità di Palermo attraverso la parola, che verrà tradotta in varie lingue in modo da renderla comprensibile ai più.
Un progetto site specific che porta l’arte e la religione per strada, nelle principali piazze del centro storico o nei luoghi d’arte, con l’obiettivo di valorizzarli e renderli sempre più vivi, facendo riscoprire angoli, vicoli, luoghi, storie e tradizioni di Palermo.
Non arte da museo, quindi, ma arte votata all’instaurazione di nuove relazioni umane e alla diffusione di nuove e differenti idee e di una nuova consapevolezza del vivere la realtà e gli spazi quotidiani.
L’arte ritrova così uno scopo, un’utilità collettiva e personale, e, attraverso il gioco, la ricerca, la competizione, l’abilità fisica e intellettuale, l’equilibrio, la coordinazione, lo spettatore “in gioco” scoprirà aspetti legati alla spiritualità e alle tradizioni della città in una maniera privilegiata che favorirà relazioni e arricchimento della percezione del sé e della propria identità.
SEDI:
Abbiamo collocato gli “schemi del gioco” (11 installazioni site specific realizzate dall’artista Patrizio Travagli) in 11 diverse piazze e luoghi di Palermo in modo da creare un percorso e unire virtualmente tutta la città.
Le opere installate hanno come scopo principale quello di invitare le persone al gioco ed alla partecipazione. Valori importanti e fondanti di ogni comunità.
In più ogni installazione contiene un intervento artistico di alcuni artisti che hanno realizzato un’immagine di Santa Rosalia per ogni singola installazione/piazza (Desideria Burgio, Sergio Caminita, Anna Cottone, Laboratorio Saccardi, Domenico Pellegrino, Igor Scalisi Palminteri, Stefania Pia).
Insieme agli artisti contemporanei in alcune piazze le installazioni abbiamo riprodotto anche le immagini di importanti pittori del passato che hanno rappresentato e celebrato la Santa attraverso le loro opere ( Antoine Van Dyck, Vincenzo La Barbera, Cedri)
Il progetto nasce da un’idea di Stefania Morici e Patrizio Travagli
                                    “ROSALIA E COSI’ SIA”.
A chiusura del progetti La Campana di Santa Rosalia sarà organizzato il flash mob “ROSALIA E COSI’ SIA”.
Raduneremo in piazza i palermitani e i turisti che vorranno partecipare all’azione artistica “immortalando” il flash mob con fotografie dall’alto.Le regole dell’azione artistica e il contenuto verranno comunicati a tutti i partecipanti pochi minuti prima dell’inizio del flash mob

Pinocchio Rotante

Il Pinocchio Rotante – 2019

Scultura realzzata da Idea Marco Leone Barone Saccardi 

Il Pinocchio Rotante e’ la nostra ultima Opera Scultorea , realizzata il 30 maggio 2019 in legno di faggio…un omaggio al genio di Carlo Collodi e Pinocchio il personaggio italiano / il Robot più originale e conosciuto al mondo ..il nostro pinocchio rotea su se stesso e non si ferma mai .

Il Pinocchio Rotante  :  Pittura su Legno di Faggio 140 x40 cm    2019

CORIANDOLI / Performance

Idea e progetto di Marco Leone Barone Saccardi

Ispirandomi alle famosissime opere ” Coriandoli ” di Tano Festa ho realizzato l’opera Coriandoli  ,utilizzando una bricchetta prodotta dalla banca d’Italia ,  con l’ausilio dei ragazzi dell’accademia di Reggio Calabria.

Destudio

 

LABORATORIO SACCARDI
DESTUDIO
a cura di Christian Caliandro
SPAZIOCENTOTRE Arte Contemporanea
Via Principe di Belmonte 103 Palermo

L’occasione di questa mostra è quella di un trasloco vero e proprio: di fatto, è come se le opere e il contesto nel quale erano inserite fino a poco tempo fa transitassero, momentaneamente e magicamente, all’interno di Spaziocentotre. I Laboratorio Saccardi propongono una riflessione sull’arte condotta a partire dallo studio: lo studio come luogo di vita e di lavoro, lo studio come pratica e come specchio della pittura, lo studio quindi come spazio sia fisico che mentale.
Quando ho visitato il loro spazio esistenziale, ricordo di essermi immerso lentamente nell’intricato sistema di connessioni e cortocircuiti tra autori, riferimenti e metodi, di aver cominciato a indagare le relazioni profonde che si creano tra gli elementi dipinti e poi ripresi in altri quadri (o direttamente sul muro).
Lo studio – così come avviene nel caso dei grandi maestri ‒ è dunque strettamente collegato all’idea della pittura, al punto da esserne direttamente costruito. La tradizione, a volte ingombrante, dell’arte italiana e internazionale viene gestita con il piglio ironico e dissacrante che caratterizza questi artisti fin dai loro esordi: nelle loro mani, infatti, Morandi de ChiricoFontana Manzoni Modigliani Pollock Monet van Gogh Trombadori Schifano Boetti e altri collidono l’uno con l’altro e si trasformano in qualcosa di diverso. (Del resto, Leopardi stesso era stato il primo ad aver capito che la parodia è l’unica modalità veramente moderna, e intimamente nostra, per dare efficacemente corpo al mito).
Nella (serissima) parodia italiana, dunque, si tratta di affermare un nucleo radiante – ciò che sono. L’artista dice: “Io esisto, con tutte le mie storture, le mie sconnessioni, le mie incongruenze (e non potete farci niente, per quanto vi dispiaccia)”; “io sono qui: ora: ancora”.  È esattamente ciò che fanno le grandi tele che restituiscono fedelmente lo spazio in cui le opere sono nate, tele in cui l’oggetto reale è l’infrastruttura di relazioni, al tempo stesso effimera e resistente, che si crea tra i singoli frammenti e detriti, della storia dell’arte e della storia dei Saccardi; ciò che fa il grande quadro che riproduce il Campo di grano con volo di corvi, ingrandendolo e mixandolo con De Dominicis; ciò che fanno le due teste di moro in terracotta maiolicata con i volti ispirati a cantanti trap così come i piatti appositamente realizzati per la mostra e prodotti da Spaziocentotre; ciò che fa infine il Profilo continuo del Presidente (liberamente ispirato all’opera più famosa di Renato Bertelli), in cui Berlusconi stesso diventa una reliquia della storia, assorbita in una storia artistica parallela.

È un po’ di tempo che sto riflettendo su un’idea di neovernacolare italiano. Questa idea naturalmente non è solo mia, ma mi viene dalla considerazione delle ricerche di una serie di artisti, come i Saccardi, che in questi anni faticosi ci stanno lavorando.
L’arte neovernacolare non è qualcosa di “localistico” (o peggio, di provinciale), ma l’affermazione di una propria inestinguibile, mediterranea originalità ‒ che sempre poi rimanda a un’origine, una tradizione oscura e luminosissima, lontana e sempre presente. Tenta di riagganciare pasolinianamente radici ancestrali, antiche, arcaiche.
Con i Laboratorio Saccardi, e con altri consapevoli autori italiani, la posta in gioco in fondo è sempre quella: sfuggire al prevedibile e al prescritto, al codificato (l’etichetta che qualcun altro ha stabilito per te, e in cui devi rientrare).
Per ritrovare una forma cocciuta di ingenuità consapevole. Per far sì che questa azione di recupero, di ritrovamento sia viva, pulsante e non archeologica: che sia un fatto di civiltà, di cultura, in grado di agire davvero sul tessuto della realtà. Per riattivare la connessione – perduta chissà quando – dell’arte con il popolo.

‒ Christian Caliandro